
Negli anni ‘80 poi ritroviamo il “coach” per eccellenza negli ambiti sportivi; diventa il sinonimo di persona che affianca lo sportivo nell’allenamento, gli dà sprone, motivazione e indirizzo per dare risultati sempre migliori.
“L’avversario che si nasconde nella nostra mente è più forte di quello dall’altra parte della rete” È la conclusione di Timothy Gallwey alla domanda “ cosa determina la performance di uno sportivo”, illustrata nel libro “The Inner Game of Tennis”, che può essere considerato uno dei capisaldi del coaching moderno.
Il messaggio centrale del libro, che ha segnato una vera rivoluzione nell’ambito dell’allenamento sportivo , è che l’atleta riesce a esprimere la sua performance ottimale gestendo gli ostacoli interni e sviluppando la fiducia nelle proprie capacità di apprendere dall’esperienza diretta.
Dallo sport il coaching si diffonde ben presto nelle organizzazioni grazie alla attività di John Whitmore, che sviluppa il metodo e pone al centro l’allenamento delle potenzialità individuali.
Nasce dunque il coaching che definisce un approccio alle cose e alle situazioni fatto di principi di base, strumenti e tecniche tesi a gestire ogni situazione con la massima efficacia e a definire con chiarezza obiettivi e percorsi per realizzarli.
Una filosofia di vita che, grazie al supporto di personaggi geniali e ormai famosi nel mondo, origina modelli e metodi, schemi e tecniche al servizio della persona e dell’azienda e si trasforma in una vera e propria metodologia.
Per cosa è particolarmente utile?
Come accompagnamento individuale dove un coach viene affiancato ad un professionista/imprenditore/manager per iniziare un:
- processo di rafforzamento, sviluppo e crescita attraverso la realizzazione di obiettivi collegati alla gestione del proprio ruolo
- per sviluppare un lavoro specifico sulla base di obiettivi dati dalla direzione
- per individuare obiettivi collegati al business
- per impostare un processo di sviluppo personale che permette al partner di coaching agire al meglio nel ruolo.
Quale è il risultato finale?
Migliora:
- la definizione e pianificazione degli obiettivi strategici
- lo sviluppo della visione
- le attività di problem solving organizzativo
- lo sviluppo degli obiettivi del singolo nel complesso organizzativo più ampio
- il rafforzarsi della persona nell’essere “ambasciatore” che rappresenti con coerenza l’azienda, sia internamente che esternamente
- l’essere guida ed ispirazione di team di lavoro in cui si fondono diverse culture organizzativo-aziendali e geografiche
- l’essere motore di innovazione e crescita. Una guida che possa far coesistere al meglio le diversità dei vari componenti del gruppo, avendo nello stesso tempo il massimo effetto sui risultati concreti e il massimo effetto nella gestione di una relazione ottimale
- lo sviluppo del proprio stile di Leadership per essere sempre di più guida ed indirizzo dell’organizzazione/azienda
- la capacità di far crescere i diretti collaboratori perché agiscano come modello di riferimento da imitare e come agente di sviluppo e cambiamento per i loro collaboratori
- le competenze comunicative e relazionali
- l’intelligenza emotiva
Le aree di applicazione
- Premesso che il coaching non è una terapia psicologica o una terapia di supporto per qualsivoglia disturbo psicologico blando o profondo che sia, le aree di applicazione sono molteplici e quasi infinite, sia nel privato che nel professionale.